Eruzioni e cambiamenti climatici
Marco Vinci / 12 agosto 2021 / CriosferaL'Islanda è famosa per i suoi "vulcani", anche se gli addetti ai lavori non concordano su questa definizione. L'Islanda è interessata diffusamente da attività eruttiva perché costituisce l'emersione dai fondali oceanici atlantici dell'immensa frattura che per effetto della tettonica a placche del nostro Pianeta sta progressivamente allontanando l'Europa dall'America del Nord e l'Africa dal Sud America.
In un così complesso contesto, l'Islanda rappresenta una eccezionalità che permette a tutti di comprendere bene come la nostra Terra sia viva ed in continuo mutamento. Nella penisola di Reykjanes da tempo gli studiosi avevano registrato delle importanti anomalie nel sottosuolo che hanno portato a studi approfonditi. Numerosi terremoti, anche di forte intensità, ripetuti nel tempo e la progressiva deformazione del terreno con la formazione di fratture dalle quali risalivano gas naturali, lasciavano pensare ad una possibile imminente eruzione vulcanica. L'area prossima all'aeroporto internazionale di Keflavik, non aveva registrato eruzioni negli ultimi 800 anni, pur rappresentando una tra le zone dell’intera Islanda ad avere importanza per l'estrazione dell'energia geotermica dal sottosuolo, grazie proprio alla sua posizione di estrema vicinanza con la dorsale medio atlantica. Osservando da vicino l’area interessata dall’attuale eruzione vulcanica è facile notare come l’attività attuale sia collocata all’interno di una depressione, risultato già di precedenti attività eruttive direttamente collegate ai lineamenti profondi delle fratture della dorsale medio atlantica.
Gli studiosi islandesi, negli ultimi rapporti di monitoraggio, avevano cominciato a registrare una regressione del fenomeno sismico, di emissione dei gas e della deformazione del terreno. Rallentamento che aveva lasciato ipotizzare una progressiva regressione delle anomalie che non avrebbe portato ad una attività eruttiva. Fuori da ogni aspettativa, il 19 marzo, intorno alle ore 20:45, l’eruzione è iniziata. Da una serie di fratture si sono sollevate le prime fontane di lava offrendo uno spettacolo di luci e colori visibile anche dalla città di Reykjavik.
NGli studiosi concordano sul fatto che l’attività eruttiva di magmi molto fluidi che fuoriescono da fratture e generano fontane di lava, è una piccola eruzione e che probabilmente si concluderà presto o si limiterà solo in alcuni punti. Diminuendo le pressioni dal sottosuolo, il magma avrà tempo di raffreddare e di “suturare” le fratture interrompendo il fenomeno eruttivo. Attualmente l’area di fuoriuscita del magma è di circa 700 metri e le fontane si innalzano per un centinaio di metri. Il vulcanismo fissurale, così è classificato quello islandese, si differenzia nettamente da quello di importanti apparati vulcanici tra cui spicca senza alcun dubbio il nostro Etna che da tempo ci sta regalando uno spettacolo unico nel suo genere.
L’attività eruttiva in corso nella penisola di Reykjanes, indipendentemente dalla sua durata ed estensione, rappresenta un interessante inizio per future attività eruttive, tutto dipenderà dai nuovi equilibri che la Terra deciderà di creare in questo angolo d’Islanda. Fortunatamente l’eruzione sta interessando un’area disabitata e non ci sono pericoli imminenti per strade e popolazione. Solo in via precauzionale agli abitanti nelle vicine località è stato chiesto di tenere chiuse le finestre delle loro abitazioni in modo tale da evitare problemi con eventuali fuoriuscite di gas collegate con l’attività vulcanica. A noi non resta che goderci questo spettacolo della Natura.
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